16 Mar Supporto alle piccole imprese dando più forza ai Confidi
Riportiamo di seguito il testo integrale di un interessante articolo de “Il Foglio” (ed. online del 14 marzo 2020, qui il link), all’interno del quale si fanno valutazioni e considerazioni, più generali e più specifiche, sul ruolo e la valenza dei Consorzi di Garanzia Fidi nel sistema economico del Paese e sul rapporto tra banche ed imprese; ma anche sull’apporto che tale tipologia di intermediari finanziari sarebbe in grado di dare al tessuto microimprenditoriale italiano afflitto dall’emergenza Covid-19.
E’ ormai evidente il carattere globale dell’emergenza. Ed è ancor più evidente come stia producendo effetti diffusi e pesanti sull’intera economia. Presto gli effetti negativi del coronavirus peseranno sulla disponibilità di liquidità per le imprese, andando a peggiorare un quadro già compromesso. A dicembre 2019, lo stock di credito bancario al sistema produttivo italiano presentava una riduzione di quasi 300 miliardi di euro rispetto a dicembre 2011, con un decremento annuo pari al 6,7%, identico a quello del 2018, i peggiori risultati del decennio. In questo quadro, anche il rinnovo della moratoria sui crediti, ovvero la possibilità di sospendere fino ad un anno il pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti contratti fino al 31 gennaio 2020 e di allungare la scadenza dei finanziamenti per le micro, piccole e medie imprese, da solo non sarà sufficiente a garantire l’ossigeno. Innanzitutto perché sulla stessa moratoria pesano i possibili effetti del cosiddetto forbearance, ovvero un peggioramento della classe di rischio delle imprese stesse che ricorressero alla misura, con conseguenze che si manifesterebbero sotto forma di aumento del costo del credito e/o di riduzione dell’esposizione creditizia.
Questo elemento porta a considerare la necessità di ridurre l’impatto di alcune misure introdotte dalle autorità europee che, nate per salvaguardare i patrimoni delle banche, finiscono per generare effetti nefasti sui prenditori, siano essi famiglie o imprese. A partire dalle nuove definizioni di default per l’individuazione dei crediti scaduti e dalla revisione dei tempi previsti per gli accantonamenti automatici a fronte di crediti deteriorati. La riduzione di credito bancario, però, è ancor più ampia per le imprese di minori dimensioni, quelle per le quali il credito bancario è l’unica fonte di approvvigionamento, oltre alle risorse proprie. Nello specifico, per le imprese con meno di 20 addetti, ed ancor più per le imprese artigiane, per le quali la riduzione supera il 40%. Su questo fronte occorre sottolineare come negli anni sia stata smontata un’esperienza unica nel mondo, quella della garanzia mutualistica. Ovvero risorse private, delle imprese stesse, messe a disposizione di quelle che hanno bisogno di garanzia per poter accedere al credito. E’ l’esperienza dei Consorzi Fidi promossi dalle associazioni imprenditoriali, che il potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi ha di fatto messo in difficoltà. Un dato per tutti, il volume di credito garantito negli ultimi 10 anni, nonostante il potenziamento del Fondo pubblico, è rimasto identico: poco più di 20 miliardi nel 2009 e livello analogo nel 2019. A cambiare è stata la composizione: nel 2009 il 90% transitava attraverso i Confidi, ora solo il 30, mentre il 70 transita per la garanzia pubblica. D’altro canto se la copertura è simile, ma transitando direttamente per la garanzia pubblica la banca ha la possibilità di effettuare minori accantonamenti a patrimonio, non c’è gara. Al di là di aver compromesso una buona esperienza (spesso i Confidi sono l’unico strumento delle imprese piccole per accedere al credito), ciò che non si è saputo o voluto realizzare è stato un processo di progressiva ed effettiva complementarietà degli strumenti e delle risorse, pubbliche e private. Per provare a sostenere il nostro tessuto produttivo, composto per il 95% di imprese con meno di 10 addetti, va recuperata l’esperienza di prossimità dei Confidi, soggetti in grado di supportare imprese che vivono il rapporto con le banche in condizioni di minorità. In tal senso, servono correttivi normativi che consentano a questi strumenti di dispiegare le loro potenzialità e va recuperata la possibilità per le regioni di limitare l’accesso al Fondo di garanzia, almeno per importi fino a 150mila euro, ai soli Confidi, per consentire alle imprese di minori dimensioni di accedere più facilmente al credito.